60 million people in lockdown.
Italians don’t have a reputation for forming queues. Nor are they a race you’d think would be ok with social distancing. Touching, hugging, kissing, socialising, togetherness. All defining characteristics of the Italian DNA.
And yet here we are.
60 million people told to stay at home, go out for essentials and keep a metre distance from one another. No more passeggiata. No more morning coffee at the bar. And for the most part, that’s exactly what they’re doing.
When all this is over. When the emergency passes. When pandemic it is no longer. When the world comes out of this, we will all be better for having seen scenes of Italians flashmobbing and singing nessun dorma or the national anthem from their homes, balconies, windows and terraces.
From seeing them rapidly and collectively mobilise like nobody thought they would.
And for having witnessed a synchronised national hand clap from their homes for the medical and emergency services staff who are working around the clock without a moments rest. It lasted minutes and brought tears to the world.
The Italians knew something before about life. About living it. About savouring it. In such a short time they have taught us lessons in strength, resilience and a return to valuing the simple things in life, the love of friends and family. Soon they will rejoice in being able to hug, kiss and aperitivo.
But they will come out of this different. It will have changed them.
Losing so many loved ones and acting for the greater good will have had an impact. Resorting to extraordinary acts of heroism on days at home that seem never ending has given them perspective and a new lease on life.
In exposing a vulnerable side, we’ve seen the most beautiful and humble show of humanity. And the world is going to be a better place for it.
I hope we can all follow their lead and example. Since returning to Australia I have seen some disturbing scenes. Particularly with people physically assaulting others at supermarkets. I think to myself: if 60 million Italians in lockdown aren’t fighting in fully stocked supermarkets, surely the rest of the world can behave? I hope that all communities and people can act for the greater good.
I also urge you all to practice social distancing, thorough hand washing and stay home as much as possible. Italy innocently – and like the rest of the world – fell into the classic “This won’t happen to me” syndrome. Three weeks ago, life was normal. Then it felt like the nation collectively stopped breathing for a minute. Fear set in. “This won’t happen to me” was actually happening and it was happening fast.
We need to remember some important things: quarantine is not just about ‘you‘ (young or fit or healthy) catching COVID19. It’s about reducing the spread because so many people are carriers without symptoms. It’s about love, respect and care for the more vulnerable in our community. And it’s about avoiding putting unnecessary pressure on our medical and emergency services at a time when they (we!) are battling a silent and unpredictable killer that the world still doesn’t know enough about.
I saw the situation in Italy escalate into a national emergency before my very eyes. I will never forget it. What I saw, what I felt and the toll it has taken. Let’s look at these heartbreakingly beautiful examples of humanity.
Let them be a reminder to us that the simple things in life are often enough.
Let them be a reminder that the human spirit is inextinguishable.
I, like the rest of you, had plans this year. The current situation is a humble reminder to the human race that the universe doesn’t revolve around any one person. There are greater forces that are in control and we best acknowledge and respect them.
Italians are using the hashtag #tuttoandrabene. Kids are painting rainbows on banners and hanging them from their balconies. everything will be ok. And it will.
Together we are stronger. Italy will come back from this. So will the world. But here’s hoping that we learn lessons that are never forgotten.
Signing off from Melbourne
Baci Maria
(Photos sourced via google images)
VERSIONE ITALIANA
Ciò che l’Italia in quarantena ha già insegnato al mondo sull’umanità
60 milioni di persone in isolamento.
Gli italiani, si sa, non sono famosi per aspettare pazientemente in fila. E non sono nemmeno abituati a rispettare una certa distanza tra persona e persona. Toccarsi, baciarsi, socializzare, stare uniti. Praticamente sono tutte componenti del DNA italiano.
Eppure, eccoci qui.
A 60 milioni di persone è stato chiesto di restare a casa, di uscire solo per comprare beni di prima necessità, di stare a un metro di distanza l’uno dall’altro. Niente passeggiate. Stop all’abitudine del caffè al bar. E, per la maggior parte, si sono adattati tutti.
Quando l’emergenza sarà passata e la pandemia cessata, quando il mondo uscirà da tutto questo, saremo tutte persone migliori. Perché? Perché abbiamo avuto il privilegio di assistere ai flashmob degli italiani che cantano, dai balconi e dalle terrazze delle loro case, Nessun dorma o l’Inno di Mameli.
Gli italiani si sono mobilitati, rapidamente e collettivamente, con un senso di responsabilita` che nessuno avrebbe mai immaginato.
La nazione si è riunita sui balconi per applaudire al personale sanitario,impegnato a contrastare l’emergenza giorno e notte, senza un attimo di tregua. L’applauso, durato diversi minuti, ha commosso il mondo intero.
Gli italiani hanno sempre avuto una marcia in più su come vivere e assaporare la vita. In pochi giorni ci hanno donato insegnamenti sulla forza, la resilienza, sul ritorno ai valori più semplici della vita, all’amore per la famiglia e per gli amici. Torneranno presto ad essere felici perché potranno di nuovo abbracciarsi, baciarsi, fare l’aperitivo.
Da questa prova che stanno affrontando però, sono certa che ne usciranno cambiati.
Il fatto di aver perso i propri cari e aver dovuto agire per perseguire un bene più grande, avrà un grande impatto sulle loro vite. Per gli italiani è un gesto straordinario, quasi eroico, passare intere giornate a casa, dove per loro il tempo scorre troppo lento e sembra non passare mai. A fronte di ciò sono certa che la loro prospettiva di vita cambiera`.
Con l’emergere di una simile vulnerabilità, stiamo vedendo il lato più umile e bello dell’umanità. E credo che il mondo diventerà un posto migliore per questo.
Spero che tutti prenderemo esempio dagli italiani. Ho visto scene preoccupanti qui in Australia, tra cui quello dell’assalto ai supermercati. E penso: se 60 milioni di italiani in isolamento non stanno facendo niente di simile, non succederà in nessun altro paese. Ero convinta che tutti i popoli si sarebbero comportati con lo stesso senso di responsabilità per fronteggiare quella che e` la stessa emergenza.
Vi prego con tutto il cuore di fare vostri i consigli sulle distanze sociali, sul lavarvi le mani e stare a casa il più possibile. Ingenuamente l’Italia – come del resto il mondo intero – è caduta nella trappola dell’ “a me non succederà”. Solo tre settimane fa, la vita scorreva normalmente, fin quando la nazione non ha smesso di respirare per un minuto. La paura ha interrotto la routine. “A me non succederà” stava, ahimé, succedendo, e anche a una certa velocità.
Dobbiamo ricordarci alcune cose importanti: la quarantena non riguarda strettamente “te” (giovane, in buona forma fisica o in salute) che potresti prendere o meno il COVID 19. Riguarda il ridurre la sua diffusione, perché molti di noi sono portatori asintomatici di questo virus. Riguarda l’amore, il rispetto e la protezione verso le persone più vulnerabili della nostra comunità. Non si tratta nemmeno di non mettere un’eccessiva pressione al servizio sanitario nel momento in cui sta (anzi, stiamo!) lottando contro un killer imprevedibile, ancora troppo poco conosciuto.
Ho visto la situazione in Italia diventare emergenza nazionale davanti ai miei occhi. Non dimenticherò mai quello che ho visto, quello che ho provato.
Teniamo a mente questi struggenti esempi di umanità per andare avanti.
Teniamo a mente che le cose semplici nella vita sono già abbastanza.
Teniamo a mente che lo spirito umano è eterno.
Anch’io, come voi, avevo dei programmi per quest’anno. Credo che la situazione che stiamo vivendo sia un semplice avvertimento per la razza umana, un promemoria per ricordargli che l’universo non ruota attorno al singolo individuo. Ci sono forze ben più grandi di noi che regolano la vita, e faremmo meglio a rispettarle.
Gli italiani stanno usando l’hashtag #tuttoandrabene. I bambini stanno dipingendo arcobaleni su striscioni che poi espongono fuori i balconi di casa.E sarà così: andrà tutto bene.
Insieme siamo più forti. L’italia si riprenderà da tutto questo e, come lei, anche il resto del mondo. Con la speranza che impareremo lezioni che non saranno mai dimenticate.
Signing off from Melbourne